Autore: Valentina Schiavi

L’invasione dei Bot

Soltanto metà del traffico in rete è generato da persone reali, la vera invasione dei Bot è creata dall’AI.

È stato pubblicato da Thales, leader globale della cybersecurity, il rapporto annuale Imperva Bad Bot Report 2024, che analizza il traffico globale di bot automatizzati.

La notizia è che quasi il 50% del traffico internet proviene dall’attività di bot spesso guidati dall’Intelligenza Artificiale.

Un terzo di questi è formato da bot dannosi, ovvero sistemi automatizzati specializzati nel creare danni ai siti, truffe, disinformazione o invadere le mail di spam.

Si può parlare di una vera e propria invasione di questi bot fake, creati cioè non da persone reali ma dall’Intelligenza Artificiale. Basti pensare che nel 2023 hanno raggiunto il livello record di 49,6%.

Questo grande aumento rappresenta una minaccia significativa per la cybersicurezza vista la loro capacità di colpire le vulnerabilità nei servizi cloud e nei dispositivi IoT.

Cos’é lo scraping

Tra le forme più diffuse di attività malevole dei bot troviamo lo scraping ovvero il “raschiare” le informazioni necessarie per indicizzare in modo automatico le pagine di un sito per identificare tendenze ed effettuare indagini statistiche sull’uso di prodotti e servizi.

Possono essere usati per il lancio di credenziali rubate su un sito per vedere quali funzionano o perfino l’esecuzione di attacchi DoS (Denial-of-Service). Nel rapporto leggiamo anche che i cyber criminali spesso lavorano in rete, esternalizzando le loro operazioni e riuscendo così a rendere più facile ed economico il lancio di attacchi su larga scala.

Non ultimo tutto questo traffico malevolo va ad accrescere l’inquinamento digitale di cui vi abbiamo già parlato in un precedente articolo.

 

C’è anche però un’altra faccia della medaglia. Ci sono anche i bot “buoni”. Ad esempio i bot dei motori di ricerca aiutano questi ultimi a capire il contenuto dei siti Web e restituiscono risultati più accurati.

I chatbot offrono a clienti e utenti risposte rapide alle domande oltre a essere attivi 24h su 24. Sono applicazioni altamente personalizzabili e sono multiuso, migliorando in ogni ambito l’esperienza dell’utenza anche grazie all’auto learning.

Come spesso succede con lo sviluppo tecnologico, anche qui ci sono aspetti positivi o negativi. Non bisogna cadere in luoghi comuni ma cercare di sfruttarne le potenzialità utilizzando sempre gli opportuni sistemi di sicurezza.

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Inquinamento digitale, l’impatto ambientale del web

Quando parliamo di inquinamento è facile pensare a cose tangibili o comunque “percepibili”. Gas di scarico, rifiuti, petrolio, plastica, pesticidi.

Esiste un tipo di inquinamento meno visibile ma sicuramente molto impattante a cui spesso non pensiamo. L’inquinamento digitale.

Se pensate che non vi riguardi forse dovreste fare caso a dove state leggendo questo articolo. Che siate davanti allo schermo del vostro pc o scorrendo le feed del vostro smartphone, sappiate che queste azioni apparentemente innocue hanno un impatto non indifferente sull’ambiente.

 Cos’è l’inquinamento digitale e quanto le nostre attività impattano sul pianeta?

 Per alimentare le infrastrutture che permettono l’utilizzo di internet è necessaria una grande quantità di energia. Contribuiamo all’incremento dell’inquinamento digitale quando inviamo una mail, un SMS o, ancor di più, quando utilizziamo piattaforme di streaming, gaming e social network.

Navigare in un mare di dati (mail, foto, messaggi WhatsApp e video) ha un costo. Gigantesco. C’è un esempio sbalorditivo che rende l’idea: se 70 milioni di abbonati in streaming abbassassero la qualità video dei servizi di streaming da HD a Standard avremmo una riduzione mensile di 3,5 milioni di tonnellate di CO2. Ovvero, il 6% del consumo mensile di carbone negli Stati Uniti.

Secondo il Global Carbon Project, il progetto di ricerca globale sulla sostenibilità promosso dal network internazionale di scienziati Future Earth, se il web fosse una nazione, sarebbe la terza per consumo di energia elettrica e la quarta per inquinamento dopo Cina, Usa e India.

Pensa che il digitale contribuisce alle emissioni mondiali di anidride carbonica mediamente per una quota del 3,7% del totale mentre il traffico aereo per 2%.

Il nostro accesso illimitato alla rete richiede tre volte più energia di quanta ne possano produrre tutti i pannelli solari del mondo.

Possiamo contribuire a diminuire le emissioni di carbonio grazie a semplici azioni quotidiane legate all’invio di e-mail, la navigazione in Internet, l’utilizzo di motori di ricerca o l’archiviazione dei dati. Facciamo qualche esempio:

  • elimina le vecchie email e compri le dimensioni dei documenti che invii per ridurre il peso del messaggio;
  • fai un uso regolare della funzione di ottimizzazione del tuo smartphone che arresta le applicazioni in esecuzione in background;
  • valuta cosa archiviare sul tuo hard disk piuttosto che su cloud. Spesso abusiamo dell’archiviazione online non pensando alla quantità di server sempre attivi per permetterci l’accesso ai dati h.24. Ricordati anche di eliminare i file che non usi più;
  • disattiva la riproduzione automatica dei video sui social network e sui siti web;
  • imposta la modalità stand by sul dispositivo dopo un certo numero di minuti;
  • Spegni sempre il computer e scollega i caricabatterie.

Fairphone lo smartphone sostenibile

Se una notizia positiva c’è consiste nel fatto che le ricerche su internet spesso riguardano temi di orientamento alla sostenibilità. Pare infatti che tra le sei milioni di ricerche al mese su Google, in Italia ci siamo concentrati su termini come “turismo sostenibile” “crescita” e “sviluppo” e sulla ricerca di monopattini, biciclette e auto ibride. Se stiamo diventando sempre più consapevoli sull’importanza della sostenibilità anche la nostra consapevolezza dell’inquinamento digitale deve tenerne conto.

 

 

 

 

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Le APP dell’estate da non perdere!

In questa lunga estate calda una breve selezione di App e siti che potrebbero renderla più piacevole.

Evitiamo di inserire nell’elenco quelle inflazionate per prenotare alloggi, ristoranti e aerei. Invece abbiamo scelto qualche applicazione che forse ancora non conoscete!

Prima di partire per un lungo viaggio…

Se vi muovete in auto, oltre a Google Maps una delle App più utili è Waze , che non solo ti da dritte sulle strade da percorrere per arrivare prima a destinazione, ma ti permette anche di pianificare il tuo viaggio inviandoti una notifica quando è il momento migliore per partire! Finalmente le partenze intelligenti sono possibili!

 

Se una volta arrivati in una città vi capita di dover usare i mezzi pubblici allora può esservi d’aiuto Citymapper l’app che sa tutto di tram, autobus, metropolitane e treni dell’area urbana; ti avvisa dei ritardi sulle tratte che sfrutti di più; indica le stazioni più vicine per la destinazione che hai scelto e ti avvisa con una notifica quando è ora di scendere.  Conteggia perfino le calorie che consumi nel tragitto! Addirittura con l’opzione “Cammina di meno” calcola l’opzione con il minor percorso a piedi per evitare il gran caldo oppure la pioggia. Cosa volere di più?

Attività all’aperto

Diciamo la verità! Quanto fa estate togliere il pallore invernale e sfoggiare un colorito invidiabile che faccia pronunciare a chi incontriamo la frase “Ma che bell’abbronzatura! Dove sei stato?”.

Anche se è frutto solo della pausa pranzo nella piscina vicino all’ufficio, possiamo comunque millantare viaggi esotici per il solo sfizio di divertirci un pò alle spalle dell’avventore credulone!

Scherzi a parte, che vi abbronziate sul balcone di casa o in una spiaggetta delle Figi, non dimenticate di proteggervi in modo adeguato dai raggi solari!

 

A tal proposito l’Organizzazione Mondiale della Sanità promuove l’utilizzo di SunSmart Global UV, una app disponibile gratuitamente sugli store Apple e Google, che indica il livello di raggi UV e le misure da adottare per esporsi al sole in maniera sicura, sulla base della posizione geografica dell’utente e dei dati raccolti sulle misurazioni meteorologiche nazionali.

Lo strumento fornisce, inoltre, informazioni sulle previsioni meteo fino a 5 giorni successivi, ponendo in rilievo le fasce orarie a maggiore rischio.

 

 

 

Se amate vivere a contatto con la natura ecco un’app per scoprire e condividere i migliori percorsi all’aria aperta per ciclismo, escursionismo e molte altre attività.

Wikiloc è in continua evoluzione grazie ad una comunità di 11 milioni di membri che hanno già esplorato e condiviso più di 39 milioni di percorsi in 80 diversi tipi di attività outdoor. Itinerari in tutto il mondo, solo in Italia ne trovate fino a 3 milioni, di cui più di 1 milione sono sentieri escursionistici. Potete esplorare in sicurezza i sentieri con ausili come gli indicatori di direzione, la bussola e gli avvisi audio che segnalano quando si esce dal sentiero. Molti membri della community di Wikiloc fanno un ottimo lavoro evidenziando punti di interesse lungo i sentieri. Utilizzando le mappe offline si possono seguire itinerari anche in assenza di connessione.

 

Se invece le vostre intenzioni sono di oziare sdraiati in spiaggia sotto l’ombrellone avete una vasta scelta di opportunità!

Spiagge.it è il portale dedicato ai gestori e agli utenti degli stabilimenti balneari da cui è possibile prenotare online e senza stress spiagge, lettini e ombrelloni. La app creata da due amici riminesi nel 2020, dopo il boom legato all’obbligo di prenotazione post pandemia, si è consolidata contando più di 1.200 stabilimenti balneari distribuiti in tutta Italia, oltre a laghi e piscine.

Hai prenotato il tuo ombrellone per tutta la stagione ma vuoi risparmiare sull’abbonamento quando non puoi andarci? Puoi farlo da Playaya. L’iscrizione è gratuita, devi selezionare lo stabilimento, impostare data e orario in cui non utilizzerai il servizio spiaggia e puoi dire addio agli sprechi! Condividendo l’ombrellone ricevi un contributo spese in denaro, pari al 60% della condivisione acquistata da un bagnante last minute.

 

Ma se preferite la spiaggia libera no problem! Anche in spiaggia libera può essere difficile trovare posto e può convenire prenotare il proprio spazio in anticipo. Al momento non esiste una app nazionale che le raccolga tutte, ma bisogna affidarsi ai vari enti locali che gestiscono i litorali.

Per le spiagge libere dell’Isola d’Elba su Elba Spiagge trovate a disposizione l’elenco delle spiagge la mappa e il meteo per ogni versante. Le spiagge di Posillipo si possono prenotare collegandosi al sito www.spiaggelibere.it dovesi regolano gli accessi alla spiaggia di Donn’Anna e delle Monache. Le prenotazioni delle spiagge libere di Sperlonga possono essere effettuate su iolido.it

L’acqua pubblica

Che andiate in vacanza o che restiate in città, ecco come raggiungere le fontane di acqua pubblica per potersi rinfrescare. In Italia le due principali app con copertura nazionale sono Waidy e Fontanelle.org

Waidy mappa circa 50.000 punti di distribuzione idrica in Italia tra cui Toscana, Lazio, Umbria, Molise e Campania.

Fontanelle.org è una mappa interattiva che raccoglie circa 70.000 fontane. L’utente può eseguire agevolmente via app segnalazioni in merito a guasti, rimozioni e nuove fonti.

Per chi resta

Se rimanete in città e vi manca il compagno per la partita di tennis o di padel, potete scaricare Wansport da dove puoi prenotare il campo e invitare compagni di gioco iscritti nella community.

Stessa cosa anche per Playtomic e WeSmash. Dovete solo capire quale app utilizza il vostro centro sportivo di riferimento!

Per rinfrancar lo spirito

Vi siete accorti solo ora che la vostra biblioteca di riferimento è chiusa e non avete fatto “scorta” per le vostre letture estive? Nessun problema!

Su MediaLibraryOnLine trovate un’ampia scelta di libri in formato digitale e anche musica, video, riviste e quotidiani, audiolibri, contenuti per e-learning.
Secondo il tipo di collezione, potete consultare in streaming oppure scaricare i contenuti, che resteranno sul dispositivo che utilizzate per un periodo variabile in relazione al materiale.

App di gioco

Che partiate o no qualche App di gioco che potete utilizzare ovunque voi siate per mantenere in allenamento anche la mente!

 

La mitica Settimana Enigmistica immancabile compagna di pomeriggi oziosi, è disponibile su app da scaricare per ritrovare tutti i suoi celebri giochi come cruciverba, rebus, enigmi, vignette e tanto altro. Nella versione a pagamento è possibile giocare anche offline, utile se si dispone di tablet e relativa pennina.

 

 

 

 

 

Brain Test – Giochi mentali, raccoglie u’ ampia serie di trabocchetti, enigmi e piccoli mini giochi per stimolare il ragionamento e il pensiero veloce.

 

 

 

 

 

E chiudiamo con quello che è più affine alle nostre corde, ovvero The Password Game il gioco online che diventerà il tormentone estivo per gli appassionati di logica e sicurezza!

 

Il funzionamento del gioco è semplice: tutto ha inizio da una pagina vuota in cui compare l’indicazione “Scegli una password”, che risponda al solo requisito delle cinque lettere. Andando avanti le richieste diventano sempre più specifiche e impegnative: un carattere speciale, un numero romano, un mese dell’anno, il nome di Starbucks e via dicendo. Fino ad arrivare alla migliore mossa degli scacchi presente su una scacchiera.

Insomma, The Password Game sa essere un vero e proprio rompicapo, in grado di tenere incollato il giocatore allo schermo.

 

 

 

 

 

Se avete App utili da segnalarci scrivetelo nei commenti! Non resta che augurarvi BUONA ESTATE!

 

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Maturità 3.0

“Le difficoltà svaniscono se affrontate con coraggio” diceva lo scrittore Isaac Asimov,  ma per trovare quel coraggio ognuno si attrezza come può!

A poche ore dall’inizio della prima prova dell’esame di maturità 2023, migliaia di studenti (536.008 per l’esattezza) si preparano a questa fatidica prova facendo un mashup tra nuove tecnologie e vecchie tradizioni!

Sorretti dal banale, ma quanto mai fondato credo del “non si sa mai!” ognuno si affida a riti scaramantici, preghiere e ai classici bigliettini rimpiattati ovunque!  Dentro il fodero della calcolatrice, infilati nelle penne o nel dizionario e, ovviamente, nascosti addosso tra taschini, pieghe dei vestiti e le scarpe.

Nuove tecnologie… Si ma quali?

Sembra infatti che 1 maturando su 6 proverà ad avvalersi di smartphone e smartwatch nonostante i divieti. Il 15% tenterà di nasconderlo in bagno 47% farà di tutto per tenerlo con sé per dare all’occorrenza una sbirciatina.

Se i più ingenui sperano di trovare a colpo quello che cercano con una banale googlata su internet, c’è chi invece farà ricorso a gruppi Whatsapp pronti a elargire suggerimenti, chi si affiderà agli appunti memorizzati sul device oppure alle intelligenze artificiali come ChatGpt.

Del resto gli studenti dicono che si sono avvalsi delle IA anche per prepararsi all’esame. Circa 3 maturandi su 4 hanno usato l’intelligenza artificiale per ripassare gli argomenti principali o per creare dei percorsi multidisciplinari personalizzati.

Se state storcendo il naso ricordiamo ai boomer che ai nostri tempi era prassi usare i famosi Bignami per fare il ripassone prima di presentarsi davanti alla commissione d’esame! Semmai dobbiamo far notare che se pur i Bignami fossero estremamente sintetici e non discorsivi, avevano però il vantaggio di essere precisi e certi!

ChatGpt non lo è altrettanto. Si può incappare in risposte potenzialmente errate o non del tutto corrette. E lo dichiara da solo, in modo chiaro, scrivendolo nero su bianco, direttamente da chi gestisce il servizio, con un disclaimer che strategicamente mette le mani avanti.

ChatGPT potrebbe produrre informazioni imprecise a proposito di persone, luoghi o fatti.

Quindi ieri come oggi non rimane che studiare! Comunque vada, bene o male, nella vita di ognuno le prove sono ben altre e nella maggior parte dei casi non c’è bigliettino o IA che tenga!

Quindi vi lasciamo con questa frase di John Lennon che apre a ben più lungimiranti visioni:

Alla fine andrà tutto bene, se non andrà bene non è la fine.

John Lennon

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Il lavoro nell’era digitale

Come si è sviluppato il mondo del lavoro nell’era digitale?

Sono più le opportunità o le preoccupazioni?  

Il 1 maggio è la festa dei lavoratori in molti paesi del mondo. Una ricorrenza nata per celebrare le lotte per i diritti dei lavoratori, prima tra tutte la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore.

Dal lontano 1867, anno in cui venne istituita, sono cambiate tante cose! Il grado medio d’istruzione, lo stile di vita, il mercato del lavoro è completamente diverso come pure le professionalità richieste.

Quali lavori sono richiesti nell’era digitale

Tra i lavori più richiesti nel 2023 secondo un sondaggio di Indeed (uno dei maggiori portali di annunci di lavoro) oltre ai “soliti” ingegneri, farmacisti, commercialisti e medici, troviamo figure professionali nuove legate al mondo del digitale. E-commerce manager, User experience designer, Web developer, Affiliate marketing manager, SEO specialist, Growth hacker e Web analytics manager. Ruoli per i quali le aziende sono disposte a pagare stipendi da 70-80mila euro annui.

Se comunemente l’utilizzo delle nuove tecnologie viene denunciato come strategia per tagliare posti di lavoro, in molti casi hanno aperto nuove possibilità di carriera per chi ha saputo e potuto cavalcare l’onda del cambiamento.

I robot ci ruberanno il lavoro?

Ormai da qualche tempo l’animata discussione sulle IA , come pure le tanto vituperate ChatBot, verte su tematiche etico sociali. Spesso la paura di vedere il proprio lavoro soppiantato dalle macchine si unisce alla diffidenza nei confronti di chi gestisce la miriade di dati che costantemente rilasciamo in rete.

In tante aziende le ChatBot sono già utilizzate da diverso tempo per esempio per il Servizio clienti. Pensate alle risposte automatiche alle domande di primo contatto, spesso questo sistema attivo 24h su 24 fa risparmiare tempo da tutti e due i versanti.

E’ chiaro che le enormi potenzialità delle Intelligenze artificiali non si fermano a brevi chat. L’enorme crescita del valore degli investimenti in questo settore ci fa capire quanto se ne prevede un utilizzo sempre maggiore per esempio nella gestione dei Data Analytics, come raccontato in questo articolo apparso su l’Espresso di qualche settimana fa. Qui si parla di “Gpt per i numeri”, un’intelligenza artificiale che permette il dialogo tra banche dati all’interno dell’azienda o tra aziende diverse ma attraverso un software che umanizza la tecnologia. Ovvero utilizza l’intelligenza artificiale generativa per rendere fruibili a tutti i dipendenti quei dati che all’interno dei data base spesso poco (o male) utilizzati.

L’uomo e la tecnica

Nonostante l’IA mostri capacità indubbiamente superiori a quelle umane in molti campi pratici, siamo sempre di fronte a domini ristretti di conoscenza.

I sistemi artificiali possono essere facilmente ingannati nell’interpretazione di situazioni confuse e circostanze inattese che invece possono essere interpretati dall’uomo in modo corretto. Allo stato attuale non possono fornire soluzioni “originali” hai nostri quesiti in quanto si basano su dati già conosciuti, testi già elaborati dall’uomo stesso.

Queste brevi righe non hanno certo la presunzione di chiarificare una tematica complessa e senza dubbio antica. Come testimoniano gli atti di un convegno tenuto dal teosofo Rudolf Steiner che già nel 1920 diceva:  “Qualche tempo fa ho tenuto una conferenza sulla scienza dello spirito e le scienze tecniche presso la Scuola Tecnica Superiore di Stoccarda, per mostrare come, proprio immergendosi nella tecnica, l’uomo sviluppi quella configurazione della sua vita animica che poi lo rende libero.

Grazie al fatto di sperimentare nel mondo meccanico tutta la spiritualità come annullata, egli riceve la spinta – proprio entro il mondo delle macchine – ad attingere la spiritualità dalla sua stessa interiorità, tramite un’attività interiore. E chi oggi comprende il posto che la macchina occupa nella nostra civiltà, deve dire a se stesso: Questa macchina, con la sua impertinente trasparenza, con la sua brutale, orribile, demoniaca mancanza di spirito, costringe l’uomo, se solo comprende se stesso, a far nascere dal suo intimo quei germi di spiritualità che sono in lui. Facendo da controforza, la macchina costringe l’uomo a sviluppare vita spirituale. Come ho potuto vedere dall’esito sortito, ciò che ho voluto dire quella volta non è stato compreso da nessuno.”

 

Vi lasciamo con la speranza che aldilà del dibattito etico non si perdano mai di vista i diritti dei lavoratori.

 

 

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Hai fatto il Backup?

Il 31 marzo sarà la giornata mondiale del Backup, un modo per sensibilizzare le persone sull’importanza di salvare i propri dati in maniera sistematica ed efficace.

Secondo il sito worldbackupday.com non è infatti così comune l’abitudine di fare una copia dei propri file, attraverso un servizio cloud o su un hard disk.

Il 30% delle persone dichiara di non aver mai fatto il backup dei proprio dati nonostante che 113 telefoni al minuto vengono persi o rubati e che un computer ogni 10 viene attaccato da virus ogni mese. Per non parlare delle perdite dati dovute a cause accidentali che sono ben il 29%.

La perdita di dati può riguardare foto e video di momenti importanti della nostra vita, ma anche informazioni fondamentali per il nostro lavoro!

Ci pensiamo sempre dopo…

Spesso non facciamo il backup semplicemente per dimenticanza o perché pensiamo che sia troppo complesso. In realtà esistono vari modi per mettere al sicuro i nostri dati.

  • Salvataggio su hard disk esterno
  • Salvataggio in cloud

Se scegli un disco esterno ti consigliamo di valutarne la capienza, le dimensioni, la velocità di rotazione, la rapidità nel trasferimento dei dati, il tipo di alimentazione e anche la resistenza alle intemperie. Ne esistono diversi con un ottimo rapporto qualità prezzo.

Anche per quanto riguarda il salvataggio dei propri dati su cloud puoi trovare online molteplici opzioni, anche in modalità gratuita fino a capacità ragguardevoli. Tra i più conosciuti e utilizzati Google Drive, Dropbox, OneDrive ma da tenere in considerazione vista la grande disponibilità di spazio pCloud (10 GB già nella versione gratuita) e Mega, che come dice il nome stesso offre uno spazio d’archiviazione gratuito su cloud di ben 20 GB. Solo che Backblaze offre un servizio di backup illimitato piuttosto unico al momento. Trovi altri consigli sul sito worldbackupday.com

L’importante è sempre pianificare i backup rendendoli automatici. Questo garantirà che i salvataggi possano essere utilizzati in caso di emergenza.

In tutti i nostri prodotti poniamo sempre molta attenzione a questo aspetto!

E tu? Non farti sorprendere impreparato!
Fai subito il tuo backup 😉

 

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Lovotica – quando l’amore trascende l’umano

Che le relazioni umane siano complicate da gestire si sa.

In amore poi… troppi se, troppi ma, troppe aspettative, troppi malintesi…

E allora perché non crearsi il partner ideale?

Se state sorridendo forse non sapete che c’è chi addirittura sostiene, che nel 2050 probabilmente saranno legalizzati i matrimoni tra robot e persone.

Ma già adesso sono aperti dibattiti legali ed etici a riguardo.

A sostenerlo è David Levy, esperto di Intelligenza Artificiale e autore del libro Love and sex with robots, che dal 2014 ogni anno tiene una conferenza omonima sul tema. Non pensiate che si tratti solo di fantasie a sfondo sessuale per pochi malati. Anzi! Spesso le carenze di chi rimane invischiato in questo mondo artificioso, sono legate all’affettività. Parliamo di vere e proprie implicazioni sentimentali. Lo studio di questa interazione emozionale si chiama appunto «lovotica».

Chi può decidere cosa è “vero amore”?

Secondo Hooman Saman, ricercatore presso il laboratorio di Social Robotics alla National University of Singapore, sarà vero amore quello tra la futura generazione di robot e gli esseri umani. È infatti dal 2008 che studia il modo di creare dei «robot emotivi» che non solo siano in grado di riconoscere gli stati d’animo degli umani ma di rispondere di conseguenza. Il segreto è dotare i robot di una versione artificiale degli ormoni umani dell’amore – come la ossitocina, dopamina, serotonina e endorfine – che, aumentano o diminuiscono, a seconda del livello di affetto.

“Io dico che chiunque si innamori è un disperato. Innamorarsi è una pazzia, è come se fosse una forma di follia socialmente accettabile.

Implicazioni emotive che vengono raccontate molto bene nel film HER, dove il protagonista Joaquin Phoenix rimane coinvolto in una vera e propria relazione sentimentale con un sistema operativo avanzato chiamato Samantha. «Lei», appunto, diviene l’unica in grado di ascoltare e comprendere ciò che prova, finendo lei stessa per condividere con Theodore le sue esperienze e sensazioni. Un rapporto sempre più intimo, che diventerà una vera e propria relazione d’amore.

Per saperne di più leggete il nostro precedente articolo cliccando qui.

 

Quando Alberto Sordi anticipò la fantascienza

Anche se siamo ben lontani da scenari fantascientifici,  come non ricordare il nostrano «Io e Caterina» uscito nelle sale nel 1980, con il grande Alberto Sordi, qui anche in veste di regista.

Il protagonista Enrico Melotti, un uomo d’affari di mezza età, dominato da una strabordante forma di maschilismo, è alla ricerca di una donna «perfetta» che soddisfi tutte le esigenze di un uomo senza nessuna implicazione emotiva. Così acquista un robot tuttofare dalle fattezze femminili visto in America in un viaggio di lavoro. Ma anche se con i toni bonari della commedia all’italiana, anche qui emergono complicazioni sentimentali, con tanto di scenata di gelosia della Robot-Caterina, anticipando così una visione umanizzata delle macchine.

 

Nelle sue ricerche Saman prevede che nel futuro i robot riusciranno anche a percepire le manifestazioni affettive degli esseri umani attraverso la lettura delle espressioni del viso, il tono della voce, i gesti ma anche la pressione sanguigna e la temperatura corporea. E reagiranno agli stimoli esterni dimostrando amore e felicità, ma anche gelosia, disgusto, rabbia o altre emozioni attraverso movimenti di avvicinamento o allontanamento, segnalazioni sonore, vibrazioni, colorazioni dei led.

Si, tutto ciò fa un pò rabbrividire…

Ma qualcuno può decidere cosa sia “vero amore” ?

Un caso eclatante è quello del giapponese Akihiko Kondo che nel 2018 ha sposato un ologramma popolarissimo nel suo paese che si chiama Hatsune Miku durante una cerimonia tradizionale. Hatsune Miku è una cantante: incide dischi, fa concerti ed ha una carriera strepitosa dal 2007, l’anno in cui è stata creata. Anche se Hatsune non esiste ma è frutto di un avanzamento tecnologico che in Giappone si fa sentire in modo prepotente, Akihiko Kondu si è innamorato di lei e ha deciso di sposarla.

Del resto in quanti si innamorano di persone celate dietro una tastiera? O costruiscono relazioni basate sul modo in cui si desidera l’altro perché trasposizione dei propri desideri?

L’oggetto di un amore non rende meno reale il sentimento.

Vi lasciamo con un consiglio di lettura
Klara e il sole di Kazuo Ishiguro Edizioni Einaudi

Anche se qui non parliamo di amore di coppia vi consigliamo la lettura di questo delicato romanzo che racconta il confine tra intelligenza artificiale e umana.

Dal Premio Nobel per la Letteratura Kazuo Ishiguro un’opera visionaria che conquista per limpidezza dello stile, profondità delle implicazioni esistenziali e stratificazione dei livelli narrativi. Il libro, ambientato in un futuro non troppo lontano, vuole esprimere la personale opinione di Ishiguro proprio su questo tema:

I robot possono provare sentimenti, riescono a prendere delle proprie decisioni?

Seduta in vetrina sotto i raggi gentili del Sole, Klara osserva il mondo di fuori e aspetta di essere acquistata e portata a casa. Promette di dedicare tutti i suoi straordinari talenti di androide B2 al piccolo amico che la sceglierà. Gli terrà compagnia, lo proteggerà dalla malattia e dalla tristezza, e affronterà per lui l’insidia piú grande: imparare tutte le mille stanze del suo cuore umano.

Josie è una bambina fragile, pallida, insicura nel camminare e afflitta da un male oscuro; la sceglie, è Lei quella che vuole e la porta nella sua casa luminosa, dove si vede il Sole che tramonta. E quando la malattia di Josie colpisce più duramente, Klara sa che cosa fare: deve trovare colui da cui ogni nutrimento discende e intercedere per la sua protetta, anche a costo di qualche sacrificio; deve impegnarcisi anima e corpo, come se anima e corpo avesse.

 

E tu? Cosa ne pensi?

Dicci la tua nei commenti!

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Intelligenza Artificiale tra fascino e paura

Ti facciamo una semplice domanda. Chi sei? Chi potresti essere? Dove stai andando? Cosa c’è nel mondo? Quali possibilità ci sono?

La Element Software è orgogliosa di presentare il primo sistema operativo di intelligenza artificiale. Un’entità intuitiva che ti ascolta, ti capisce e ti conosce. Non è solo un sistema operativo, è una coscienza. Ecco a voi OS Uno.

(dal film “HER” scritto e diretto da Spike Jonze)

Innamorarsi del proprio IA

Usciva al Cinema 10 anni fa HER, pellicola vincitrice dell’Oscar come miglior sceneggiatura originale nel 2014. Qui il regista e sceneggiatore Spike Jonze immaginava che, in un futuro non troppo lontano (probabilmente il nostro oggi), la tecnologia avesse preso il sopravvento nella vita quotidiana, le persone vivessero costantemente a contatto con i propri device, dotati di funzioni molto avanzate. Talmente avanzate che il protagonista, Joaquin Phoenix, riuscirà ad instaurare una relazione profondissima con il suo OS 1, un’intelligenza artificiale con voce femminile chiamata Samantha.

 

Le sue elevate capacità di ascolto e comprensione, di empatia, di auto apprendimento potevano sembrare in quel momento una visione fantascientifica, ma oggi sono oggetto di un dibattito profondo e filosofico su come questi enormi e veloci progressi informatici cambieranno non solo il mondo del lavoro ma anche il nostro modo di vivere le relazioni.

 

Questo perché la paura è sempre quella di non riuscire a riconoscere più l’umano dal non-umano, ciò che viene pensato e prodotto da una persona e ciò che invece è ad opera di una macchina. E di conseguenza di essere facilmente sostituiti. Ma ancor peggio che le macchine possono essere programmate e utilizzate ad uso e consumo di qualcuno. Scenari apocalittici che effettivamente fino ad ora avevamo gustato con piacere al cinema sgranocchiando pop-corn, ma che vederli così realizzabili oggi ci inquieta un po’ di più.
Gli ambiti applicativi sono molteplici, non solo legati al high tech ma anche all’arte, alla didattica, alla scrittura… addirittura come sostegno psicologico!

Che cosa è un’intelligenza artificiale?

Prima di esprimere pareri intanto facciamo un passo indietro per capire come nasce.

L’intelligenza artificiale (AI) è la tecnologia che consente di simulare i processi dell’intelligenza umana attraverso la creazione e l’applicazione di algoritmi integrati in un ambiente di calcolo dinamico. In pratica l’obiettivo dell’AI è di sviluppare delle macchine dotate di capacità autonome di apprendimento e adattamento simulando il più possibile i modelli di apprendimento umani.

Anche se la fascinazione dell’uomo in tal senso risale addirittura al primo secolo a.C., il termine “intelligenza artificiale” è stato coniato nel 1955 da John McCarthy nel documento in cui lui e altri scienziati richiedevano la conferenza “Dartmouth Summer Research Project on Artificial Intelligence” con la seguente motivazione:

«Lo studio procederà sulla base della congettura per cui, in linea di principio, ogni aspetto dell’apprendimento o una qualsiasi altra caratteristica dell’intelligenza possano essere descritte così precisamente da poter costruire una macchina che le simuli. Si tenterà di capire come le macchine possano utilizzare il linguaggio, formare astrazioni e concetti, risolvere tipi di problemi riservati per ora solo agli esseri umani e migliorare se stesse.»

Da questo i temi principali del campo di ricerca sono stati le reti neurali, la teoria della computabilità, la creatività, l’elaborazione del linguaggio naturale e l’analisi delle capacità di problem solving degli esseri umani.

Il fatto che l’utilizzo di tutto ciò potesse avere un impatto etico e sociale non indifferente!
Lo stesso Stephen Hawking aveva espresso non poche perplessità nelle sue ultime interviste:
«Il successo nel creare l’AI efficace, potrebbe essere il più grande evento della storia della nostra civiltà. O il peggio. Non lo sappiamo. Quindi non possiamo sapere se saremo infinitamente aiutati da AI, o ignorati da essa, o presumibilmente distrutti da essa. A meno che non impariamo come prepararci ed evitare i potenziali rischi. L’AI potrebbe essere il peggior evento nella storia della nostra civiltà. Porta pericoli, come potenti armi autonome o nuovi modi per pochi di opprimere i molti. Potrebbe portare grandi perturbazioni alla nostra economia».

Stephen Hawking aveva espresso non poche perplessità nelle sue ultime interviste: «Il successo nel creare l'AI efficace, potrebbe essere il più grande evento della storia della nostra civiltà. O il peggio. Non lo sappiamo. Quindi non possiamo sapere se saremo infinitamente aiutati da AI, o ignorati da essa, o presumibilmente distrutti da essa. A meno che non impariamo come prepararci ed evitare i potenziali rischi. L’AI potrebbe essere il peggior evento nella storia della nostra civiltà. Porta pericoli, come potenti armi autonome o nuovi modi per pochi di opprimere i molti. Potrebbe portare grandi perturbazioni alla nostra economia».

L’utilizzo nel mondo del lavoro

C’è chi invece valuta gli aspetti positivi.
Intanto è necessario ricordare che l’intelligenza artificiale può essere fondamentale per la sicurezza informatica. Grazie alla capacità di analizzare rapidamente grandi insiemi di dati, è possibile evidenziare e prevedere possibili minacce, così da attivare tempestivamente procedure di difesa evitando perdite di dati, di tempo e spesso anche di soldi.

E a fronte di chi sostiene che “i robot ci ruberanno il lavoro” c’è addirittura chi va in senso contrario!
In un articolo uscito su Forbes pochi giorni fa si prevede invece che l’utilizzo dell’AI abbatterà i costi del lavoro e aumenterà la produttività.

L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale potrà ridurre lo stress integrando, piuttosto che sostituire, le capacità umane ed anzi, fino ad oggi, l’introduzione dell’AI nelle aziende ha creato più posti di lavoro di quelli che ha fatto perdere (dati OCSE gennaio 2021).

 

L’argomento è molto vasto ed in continua evoluzione. Seguiteci nel nostro prossimo articolo per scoprire qualche utile applicazione delle IA.

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Microchip sottopelle tra fantascienza e realtà

Mentre in Italia imperversa il dibattito sul pagamento in contanti, quanto, come, dove e perché, all’Estero ormai già da tempo c’è chi per pagare porge solo una mano!

Quello che pensavamo fosse possibile sono nei film di fantascienza per qualcuno è una realtà di uso quotidiano.

c’è chi per pagare porge solo una mano

Uno sguardo oltreconfine

In Svezia sono migliaia le persone che già dal 2015 hanno scelto di inserire sotto la pelle un microchip per velocizzare la propria routine quotidiana.

Fare la spesa senza carte o contanti, avere sempre letteralmente a portata di mano i biglietti dei mezzi di trasporto oppure la tessera sanitaria con la propria storia clinica per esempio.

Anche in Svizzera, soprattutto tra i giovani appassionati di nuove tecnologie, pare che questa avvenieristica possibilità sia stata accolta con successo.

A lanciarla Oltralpe è stato un chirurgo plastico, Christian Köhler di Zurigo, che alla “modica” cifra di circa 1.000 euro, riesce ad impiantare sottopelle un sistema di pagamento contactless.

Secondo un sondaggio della Bbc, condotto su 4.000 europei, il 51% degli intervistati prenderebbe in considerazione l’idea di installare un microchip sottocutaneo.

Patrick Pauman, un trentasettenne olandese, che si definisce un “biohackerse ne è fatti impiantare addirittura 32 coi quali può aprire la porta di casa, l’auto, pagare nei negozi e prendere la metro.

Un accessorio quindi che sembra semplificare la vita quotidiana degli utilizzatori, e che, dicono i sostenitori, è un oggetto completamente passivo!

Infatti emette dati solo quando si appoggia la mano su un lettore di carte Nfc. Questo tipo di tecnologia infatti è supportata da comunicazione wireless a corto raggio e ad alta frequenza, permettendo lo scambio di informazioni tra dispositivi, esattamente come avviene nei nostri smartphone.

Questa tecnologia è nota dal 1998, ma solo nell’ultimo decennio è stata resa disponibile sul mercato.
E la Privacy?

Se vi state chiedendo se tutto ciò metta ancora di più a dura prova la nostra Privacy, gli sviluppatori garantiscono che il chip sottocutaneo, a differenza per esempio del GPS utilizzato dagli smartphone, è un sistema passivo. Paradossalmente se uscissimo di casa senza cellulare ma con il chip nessuno saprebbe dove siamo! Nemmeno GoogleMaps potrebbe aggiornarci sulle condizioni del traffico.
Questo non toglie che la maggioranza delle persone guardino a tutto ciò con scetticismo.

Il tema non è solo quello della sicurezza e della salute, anche da un punto di vista filosofico i dubbi sono molti.

gli sviluppatori garantiscono che il chip sottocutaneo, a differenza per esempio del GPS utilizzato dagli smartphone, è un sistema passivo.

Qual è il confine che non è possibile varcare in termini di privacy e sicurezza?

Il legislatore sarà così lungimirante da soppesare tutte le questioni con la dovuta cautela?
Un fatto certo è che questa materia si trova ancora in una zona grigia legalmente parlando.

Il Garante della Privacy si era espresso a suo tempo non vietando l’impianto dei chip sulla base di una scelta personale “in stretta aderenza al principio di proporzionalità (…) e nel rigoroso rispetto della dignità dell’interessato” come si legge nel provvedimento del 2005 in materia di RFID, ma non è possibile alcun tipo di “imposizione”.

Sicuramente la discussione si amplierà in un futuro non troppo lontano, e chissà se qualche bambino particolarmente amante della fantascienza non abbia già richiesto il microchip nella letterina di Babbo Natale.

 

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