Come si è sviluppato il mondo del lavoro nell’era digitale?
Sono più le opportunità o le preoccupazioni?
Il 1 maggio è la festa dei lavoratori in molti paesi del mondo. Una ricorrenza nata per celebrare le lotte per i diritti dei lavoratori, prima tra tutte la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore.
Dal lontano 1867, anno in cui venne istituita, sono cambiate tante cose! Il grado medio d’istruzione, lo stile di vita, il mercato del lavoro è completamente diverso come pure le professionalità richieste.
Quali lavori sono richiesti nell’era digitale
Tra i lavori più richiesti nel 2023 secondo un sondaggio di Indeed (uno dei maggiori portali di annunci di lavoro) oltre ai “soliti” ingegneri, farmacisti, commercialisti e medici, troviamo figure professionali nuove legate al mondo del digitale. E-commerce manager, User experience designer, Web developer, Affiliate marketing manager, SEO specialist, Growth hacker e Web analytics manager. Ruoli per i quali le aziende sono disposte a pagare stipendi da 70-80mila euro annui.
Se comunemente l’utilizzo delle nuove tecnologie viene denunciato come strategia per tagliare posti di lavoro, in molti casi hanno aperto nuove possibilità di carriera per chi ha saputo e potuto cavalcare l’onda del cambiamento.
I robot ci ruberanno il lavoro?
Ormai da qualche tempo l’animata discussione sulle IA , come pure le tanto vituperate ChatBot, verte su tematiche etico sociali. Spesso la paura di vedere il proprio lavoro soppiantato dalle macchine si unisce alla diffidenza nei confronti di chi gestisce la miriade di dati che costantemente rilasciamo in rete.
In tante aziende le ChatBot sono già utilizzate da diverso tempo per esempio per il Servizio clienti. Pensate alle risposte automatiche alle domande di primo contatto, spesso questo sistema attivo 24h su 24 fa risparmiare tempo da tutti e due i versanti.
E’ chiaro che le enormi potenzialità delle Intelligenze artificiali non si fermano a brevi chat. L’enorme crescita del valore degli investimenti in questo settore ci fa capire quanto se ne prevede un utilizzo sempre maggiore per esempio nella gestione dei Data Analytics, come raccontato in questo articolo apparso su l’Espresso di qualche settimana fa. Qui si parla di “Gpt per i numeri”, un’intelligenza artificiale che permette il dialogo tra banche dati all’interno dell’azienda o tra aziende diverse ma attraverso un software che umanizza la tecnologia. Ovvero utilizza l’intelligenza artificiale generativa per rendere fruibili a tutti i dipendenti quei dati che all’interno dei data base spesso poco (o male) utilizzati.
L’uomo e la tecnica
Nonostante l’IA mostri capacità indubbiamente superiori a quelle umane in molti campi pratici, siamo sempre di fronte a domini ristretti di conoscenza.
I sistemi artificiali possono essere facilmente ingannati nell’interpretazione di situazioni confuse e circostanze inattese che invece possono essere interpretati dall’uomo in modo corretto. Allo stato attuale non possono fornire soluzioni “originali” hai nostri quesiti in quanto si basano su dati già conosciuti, testi già elaborati dall’uomo stesso.
Queste brevi righe non hanno certo la presunzione di chiarificare una tematica complessa e senza dubbio antica. Come testimoniano gli atti di un convegno tenuto dal teosofo Rudolf Steiner che già nel 1920 diceva: “Qualche tempo fa ho tenuto una conferenza sulla scienza dello spirito e le scienze tecniche presso la Scuola Tecnica Superiore di Stoccarda, per mostrare come, proprio immergendosi nella tecnica, l’uomo sviluppi quella configurazione della sua vita animica che poi lo rende libero.
Grazie al fatto di sperimentare nel mondo meccanico tutta la spiritualità come annullata, egli riceve la spinta – proprio entro il mondo delle macchine – ad attingere la spiritualità dalla sua stessa interiorità, tramite un’attività interiore. E chi oggi comprende il posto che la macchina occupa nella nostra civiltà, deve dire a se stesso: Questa macchina, con la sua impertinente trasparenza, con la sua brutale, orribile, demoniaca mancanza di spirito, costringe l’uomo, se solo comprende se stesso, a far nascere dal suo intimo quei germi di spiritualità che sono in lui. Facendo da controforza, la macchina costringe l’uomo a sviluppare vita spirituale. Come ho potuto vedere dall’esito sortito, ciò che ho voluto dire quella volta non è stato compreso da nessuno.”
Vi lasciamo con la speranza che aldilà del dibattito etico non si perdano mai di vista i diritti dei lavoratori.
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